In Italia il rimboschimento non è più solo una buona azione simbolica: è un investimento che si ripaga in 4-5 anni e continua a generare benefici per decenni. A dirlo è l’Atlante delle Foreste 2024, quinta edizione del report curato da Legambiente con il supporto tecnico di AzzeroCO₂ e Compagnia delle Foreste, che fotografa lo stato della forestazione nel nostro Paese.
Tre milioni di alberi che “valgono” 20 milioni l’anno
Nel solo 2024 (considerando anche le piantumazioni concluse entro marzo 2025) in Italia sono stati messi a dimora 3.150.935 alberi su 3.957 ettari di territorio, tra aree urbane, periurbane e contesti extraurbani. Il report ha censito 294 progetti di nuove piantumazioni, pubblici e privati.
Applicando una metodologia basata su oltre 3.700 studi scientifici internazionali sugli ecosistemi, l’Atlante traduce in numeri economici quello che gli alberi fanno “gratis” per noi: migliorano la qualità dell’aria, mitigano le ondate di calore, riducono il rischio di alluvioni ed erosione del suolo, assorbono CO₂, offrono spazi di socialità e benessere.
Il risultato è impressionante: i nuovi boschi e le nuove aree verdi del 2024 genereranno ogni anno servizi ecosistemici per 20.663.511 euro, per tutta la vita degli impianti, che può superare tranquillamente i trent’anni.
Tradotto in logica economica, la forestazione non è più “costo ambientale” ma infrastruttura verde: i benefici generati ripagano l’investimento iniziale in pochi anni, mentre il capitale naturale continua a lavorare a favore della collettività.
Pubblico in rimonta, privato in frenata
Il 2024 segna un dato in controtendenza rispetto all’anno precedente: crescono del 31% gli interventi finanziati con fondi pubblici, mentre si registra un forte rallentamento delle iniziative sostenute da imprese e altri soggetti privati.
Sul fronte delle Regioni, la fotografia è a macchia di leopardo:
- otto amministrazioni regionali (tra cui Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Toscana e Umbria) dichiarano di non aver finanziato nuove piantumazioni nel periodo autunno 2024 – primavera 2025, in gran parte per il passaggio tra la chiusura del vecchio Programma di Sviluppo Rurale 2014–2022 e l’avvio operativo dei nuovi Complementi regionali della PAC 2023–2027.
- in Trentino Alto Adige e Basilicata, invece, gli impianti continuano grazie a fondi provinciali, comunali e agli ultimi bandi PSR, confermando queste aree sul podio per il secondo anno consecutivo; il Veneto sale in classifica come una delle poche regioni ad aver già attivato le nuove misure del CSR 23–27.
Molto diversa la situazione del settore privato: nel 2024 le imprese hanno finanziato la messa a dimora di solo 40.852 alberi, con un crollo del 72% rispetto agli oltre 146mila del 2023. La superficie interessata è scesa da 153,6 ettari a appena 42,7 ettari.
Gli autori del report ipotizzano che non si tratti di una fuga delle aziende dall’ambiente, ma di una diversificazione degli investimenti verso progetti di rigenerazione e tutela della biodiversità che non implicano necessariamente nuove piantumazioni (per esempio recuperi ecologici, rinaturalizzazioni, interventi su habitat esistenti).
Le città metropolitane del Sud protagoniste con il PNRR
Un capitolo a parte riguarda le Città metropolitane, dove il PNRR ha fatto da acceleratore. I fondi della misura M2-C4-I3.1 hanno finanziato interventi di forestazione urbana, periurbana ed extraurbana in 13 città, con l’obiettivo di mettere a dimora almeno 1,65 milioni di alberi.
Secondo l’Atlante, circa il 75% dei progetti ammessi a finanziamento nel 2022 ha completato la fase di trapianto in situ (transplanting) entro fine 2024.
Spiccano in particolare le realtà del Sud:
- Messina ha trapiantato tutti i 447.612 alberi previsti,
- Reggio Calabria supera quota 154mila,
- Roma si ferma a oltre 262mila piante messe a dimora, con interventi che stanno ridisegnando il paesaggio urbano e offrendo una risposta concreta alle ondate di calore sempre più intense.
Non tutte le città si muovono alla stessa velocità: alcune hanno già concluso le piantumazioni negli anni scorsi, altre sono ancora nella fase di coltivazione in vivaio o in ritardo sulla messa a dimora. Il dato positivo è che la macchina della forestazione urbana legata al PNRR è in gran parte partita e sta spostando il baricentro del verde verso le aree che più soffrono la crisi climatica.
Dall’Atlante al territorio: storie di boschi che curano
Dietro i numeri ci sono territori che provano a reinventarsi partendo dagli alberi. Il report raccoglie diversi casi studio, che raccontano come la forestazione possa diventare strumento di rigenerazione sociale oltre che ambientale.
- A Palermo, il Bosco dei Sette Cieli sta nascendo come una vera food forest di 1.800 tra alberi e arbusti appartenenti a 40 specie diverse: un bosco commestibile che produce cibo, ospita fauna e crea una barriera naturale contro vento e incendi.
- In Sardegna, a Cuglieri (Montiferru), un progetto sostenuto da Fastweb interviene su un territorio devastato dagli incendi del 2021, dove sono andati perduti circa 12mila ettari di boschi e oliveti storici. Qui la forestazione non è solo compensazione, ma un’operazione di memoria e rinascita.
Sono esempi che rendono evidente come il “valore ecosistemico” non si misuri soltanto in euro per ettaro, ma anche in coesione sociale, identità locale, nuove opportunità economiche legate a turismo, agroecologia, educazione ambientale.
Alberi come infrastruttura di salute pubblica
Nel commento introduttivo all’Atlante, il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti sottolinea come gli alberi in città siano ormai da considerare una vera infrastruttura di salute pubblica: possono abbassare la temperatura al suolo fino a 8°C, ridurre l’uso dei condizionatori del 20–50%, trattenere PM10 e ozono e mitigare l’effetto “isola di calore” tipico delle aree urbane.
Eppure, avverte il report, senza una strategia nazionale forte e continuativa sul verde urbano – specie dopo la stagione del PNRR – sarà difficile raggiungere obiettivi europei come la messa a dimora di 3 miliardi di alberi al 2030.
La sfida dei prossimi anni
L’Atlante delle Foreste 2024 consegna un messaggio chiaro:
- piantare alberi funziona, sul piano climatico, economico e sociale;
- il settore pubblico sta giocando un ruolo sempre più importante;
- il contributo privato va rilanciato, magari costruendo strumenti più chiari e credibili come i crediti di carbonio forestali e i “nature credits” per la biodiversità;
- servono progettazione accurata e gestione nel tempo, perché una piantagione che fallisce non solo non aiuta il clima, ma lascia sul terreno le emissioni generate per realizzarla.
Per chi amministra città e territori, per le imprese e per i cittadini, il messaggio è semplice: non basta piantare alberi, bisogna farli crescere bene. Ma quando succede, quei tre milioni di nuove chiome piantate nel 2024 dimostrano che il verde non è un lusso, è una delle infrastrutture più intelligenti che possiamo mettere in campo per il futuro del Paese.