Mal’Aria di città 2025: l’allarme di Legambiente: città impreparate e limiti UE troppo vicini

“L’Italia è il primo paese europeo per numero di morti attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 50mila decessi prematuri ogni anno”. La dice lunga l’incipit della presentazione del report Mal’Aria di città 2025, redatto da Legambiente e sempre molto atteso per valutare lo stato dell’arte della qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia. Insomma, per parafrasare la stessa Legambiente, per capire che aria tira.
Il conto alla rovescia per il fatidico 2030 si sta accorciando: “Solo cinque anni ci separano dai nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, ma le città italiane, malate croniche di smog, sono drammaticamente impreparate”, afferma l’associazione ambientalista, che a corredo del proprio report ha avviato una raccolta firme (dal titolo emblematico: “Ci siamo rotti i polmoni!”) per chiedere città sicure e sostenibili.
Un anno fa sul podio delle città con l’aria più irrespirabile ci era finita Frosinone. Che si è aggiudicata la maglia nera anche questa volta nell’analisi dei dati relativi alle polveri sottili (PM10) e al biossido di azoto (NO2): ha superato i limiti consentiti per ben 70 giorni, seguita da Milano con 68. In terza posizione c’è Verona (66 sforamenti), seguita da Vicenza (64), Padova (61). A seguire Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Ferrara, Asti e Ravenna.
Nel complesso, comunque, sono 25 i capoluoghi di provincia – sui 98 analizzati – che hanno superato i limiti di legge. Con picchi che nella maggior parte dei casi sono stati rilevati da più centraline della stessa città. “Un quadro – sostiene Legambiente – che rivela come l’inquinamento atmosferico sia un problema diffuso e strutturale, ben più esteso di quanto amministratori locali e cittadini vogliano ammettere”.
Se i dati di oggi vengono analizzati secondo i limiti ancora più stringenti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria (in vigore dal 1° gennaio 2030), il risultato è che solo 28 su 98 città non superano la soglia prevista per il PM10 e quindi 70 capoluoghi sono fuorilegge.
“Il 2030 è alle porte, servono scelte coraggiose ora”, ammonisce Legambiente, secondo la quale è fondamentale investire su politiche strutturali e sinergiche che incidano su tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, che è particolarmente critico nel bacino padano. “I dati del 2024 – spiega il responsabile scientifico Andrea Minutolo – confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia”.