La strada virtuosa dell’economia circolare, dove le risorse non vengono sprecate
A che punto siamo con le politiche per il Goal 9 dell’Agenda 2030? Detta così forse sarebbe meglio arrendersi subito, considerato che la grande maggioranza degli italiani sembra non avere la più pallida idea di cosa sia, l’Agenda 2030. Da un’indagine svolta a marzo del 2016 dalla Fondazione Unipolis emergeva infatti che solo il 4,4 per cento degli interpellati si considerava molto informato sugli obiettivi di sviluppo sostenibile e sul documento nato dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici del 2015. Il 18,4 per cento si riteneva abbastanza informato, il 43,8 poco e il 31,8 per niente. La speranza è che grazie alle spinte arrivate da una parte dai giovani del Fridays For Future e dall’altra da una pandemia che sta per far arrivare nel nostro Paese, con il Recovery Fund, un ingente quantitativo di risorse economiche delle quali ben il 37 per cento dovrà essere speso in investimenti green, l’opinione pubblica ne esca più informata.
Imprese, innovazioni, infrastrutture. Il Goal 9 chiede un cambio di passo alle politiche nazionali a partire dall’innovazione e dalla digitalizzazione dei processi produttivi economici e sociali.
Andando a osservare le politiche di un’azienda come ITLAS, l’innovazione del processo produttivo va di pari passo con la salvaguardia ambientale e con la riduzione dello spreco delle risorse. Con l’obiettivo di contribuire a sviluppare una produzione responsabile e rispettosa del pianeta. Perseguire una crescita illimitata, promuovere un’economia dello spreco e utilizzare in modo intensivo le risorse è un modello di sviluppo che ITLAS considera da sempre senza futuro, destinato unicamente a dissipare ciò che la natura ci ha donato. Oggi la sfida cruciale e sempre più urgente è mettere in atto un sistema che sia al contempo economicamente valido, ecologicamente sostenibile e socialmente equo, abbandonando il prima possibile la strada dell’economia lineare a favore di quella virtuosa dell’economia circolare. Un nuovo modo di fare impresa, dove tutto è pensato e prodotto per poter essere rigenerato, con sprechi ridotti al minimo.
Uno dei punti di eccellenza è costituito dall’impianto di combustione alimentato dai residui di legno vergine che deriva dalla lavorazione del tronco e del tavolame. Un cogeneratore che va ad affiancarsi all’efficientamento energetico e alla realizzazione, già nel 2011, di un impianto fotovoltaico di 4.172 pannelli, per il quale è già in fase avanzata il progetto di ampliamento. E all’investimento di oltre 220mila euro in tecnologie per la messa in sicurezza dei macchinari.