Sostenibilità

Biodiversità e futuro: perché agire ora è l’unica scelta sostenibile

La perdita di biodiversità ci costerà tra i 10 e i 25mila miliardi di dollari l’anno. A meno che non si decida di agire, cambiando la rotta. È quanto emerge dal nuovo studio di IPBES – la piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, massima autorità internazionale in materia di diversità biologica – pubblicato a dicembre a seguito del report di valutazione che indica come sia possibile intraprendere un cambio di tendenza, analizzando le interconnessioni tra biodiversità, cambiamenti climatici, cibo, acqua e salute umana. I due documenti sono stati approvati da scienziati, esperti e rappresentanti di 196 Paesi delle Nazioni Unite, fra cui l’Italia, che partecipa ai lavori anche attraverso il supporto tecnico di Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

Quanto illustrato nei due rapporti è molto chiaro: l’approccio che abbiamo attualmente è destinato a generare costi stimati pari a quelli dell’intero PIL degli Stati Uniti. Un modo di affrontare la questione che il documento Nexus Report definisce “a compartimenti stagni” su temi complessi come la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici. Per evitare effetti negativi, ma soprattutto per massimizzare i benefici grazie al collegamento fra i diversi attori, IPEBS esorta i decisori politici ad agire con la capacità di guardare oltre. Perché affrontare un unico fattore del nesso fra biodiversità, cambiamenti climatici, cibo, acqua e salute umana a discapito degli altri ha conseguenze negative sull’umanità e sul pianeta. In sintesi, le azioni contro la perdita di natura hanno benefici anche sul clima e la perdita di biodiversità mette a rischio i sistemi alimentari, idrici, sanitari e climatici. Nonostante la consapevolezza che la biodiversità sia essenziale per l’esistenza umana, negli ultimi cinquant’anni è diminuita al ritmo del 2/6 per cento ogni decennio a causa dei cambiamenti d’uso del suolo e del mare, dello sfruttamento eccessivo, dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici.

Lo studio di IPBES è il più completo mai realizzato sull’interconnessione fra questi cinque ambiti e, a corredo dell’analisi, presenta oltre settanta proposte politiche concrete ed efficaci per riuscire a massimizzare i benefici trasversali

Il suggerimento generale è propendere per soluzioni bilanciate, adottando leggi ambientali più stringenti, essendo meno dipendenti dalle tecnologie, ripristinando le risorse naturali e utilizzarle in modo sostenibile.

Uno degli esempi riportati è quello della schistosomiasi, malattia parassitaria che colpisce oltre 200 milioni di persone in tutto il mondo e che causa problemi di salute per tutta la vita. Nelle zone rurali del Senegal, grazie a un progetto innovativo, si è deciso affrontare il problema riducendo l’inquinamento delle acque e rimuovendo le piante acquatiche invasive che trasmettono la malattia. Il risultato è la riduzione del 32 per cento delle infezioni nei bambini, un migliore accesso all’acqua dolce e nuove entrate per le comunità locali.

L’urgenza di un cambiamento trasformativo per fermare e invertire la perdita di biodiversità e il conseguente crollo dell’ecosistema è illustrato nel Transformative Change Report, che stima che il costo delle azioni per fermare e invertire il declino della natura in tutto il mondo sarebbe meno di un miliardo di dollari l’anno, pari all’1 per cento del PIL mondiale. A patto che si agisca subito. Un’azione che avrebbe una ricaduta positiva anche a livello economico, generando opportunità di business, stimate, da qui al 2030, in 10mila miliardi di dollari e 395 milioni di nuovi posti di lavoro. Una visione nuova che mette al centro la sostenibilità, riconosciuta come principio fiscale fondamentale, e che ridefinisce gli obiettivi, i parametri e gli indicatori basandosi sulle dimensioni sociali, economiche e ambientali. Ovvero con gli obiettivi ESG al centro di tutte le politiche, pubbliche e private.

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