Architettura

Progettare il futuro di una società che dovrà imparare a convivere con le epidemie

Lettera aperta degli architetti a Mattarella per progettare il futuro di una società che dovrà imparare a convivere con le epidemie.
Tra i primi firmatari, Doriana e Massimiliano Fuksas e lo Studio Archea.
Venerdì 24 Aprile live Instagram di Itlas con l’architetto Marco Casamonti.

“Signor Presidente, ci ascolti”. Inizia così la lettera inviata alcuni giorni fa al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella da alcune delle firme più conosciute e importanti dell’architettura italiana. Fra le prime ci sono quelle di alcuni dei più importanti collaboratori di Itlas, come Doriana e Massimiliano Fuksas e lo Studio Archea di Firenze. 

Una lettera che vuole essere al contempo un appello e una riflessione dopo un mese di lavoro con le eccellenze della medicina ed esperti di informatica. Al Capo dello Stato viene chiesto che l’Italia inizia a ragionare oltre l’emergenza coronavirus e a progettare il futuro di una società d’ora in avanti costretta a convivere con il rischio di nuove pandemie. Mettendo nero su bianco le basi per delle linee guida indispensabili da affiancare a quelle della politica. 

“Salute, economia e habitat sono parti integranti della nostra vita quotidiana”, afferma Fuksas in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Ansa. L’archistar immagina case e ospedali di domani, che dovranno essere sempre più connessi le une agli altri. E ripensa le abitazioni: dovranno necessariamente essere funzionali ad una vita integrata alla tecnologia e meno mobile di quella che abbiamo vissuto fino a prima dell’epidemia in corso. “Case che negli anni erano state spogliate dei servizi, ridotte all’osso e vissute come alberghi proiettando fuori tutte le nostre attività”, afferma Fuksas, che sostiene la necessità di progettare abitazioni non solo più sicure ma anche più accoglienti. Rifugi piacevoli e connessi, ma anche posti salubri nei quali poter rimanere se ci ammaliamo o se veniamo infettati da un virus, senza quindi dover ricorrere subito alle strutture ospedaliere.

Del gruppo di lavoro sono entrati a far parte alcuni luminari medici: Ottavio Alfieri, chirurgo che per vent’anni ha diretto la Cardiochirurgia del San Raffaele di Milano, Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute and Cell Transplant Centre dell’Università di Miami, Michele Gallucci, direttore della Clinica Urologica dell’Università La Sapienza di Roma.

Il primo suggerimento che il team di esperti dà è il dotare le abitazioni di un kit di “sopravvivenza”, come in un pronto soccorso. Dall’erogatore di ossigeno al termometro, dal saturimetro a tutta la strumentazione in grado di collegarsi per via telematica ad una struttura sanitaria del territorio. 

“Le case – spiega Laura Andreini di Archeadovranno diventare più flessibili, con spazi comuni nei palazzi e dove possibile anche un intero piano da poter attrezzare per lo smart working e lo smart learning e se necessario riconvertire per l'isolamento e l'assistenza dei malati". 

Una lettera aperta e ricca di suggerimenti, quella inviata a Mattarella dagli architetti. Che si dispiacciono che nella task force istituita dal governo per progettare la Fase 2 non ci sia un loro rappresentante. 

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