Sostenibilità

È stato sottoscritto il primo trattato globale sulla protezione degli oceani

La svolta storica per il futuro degli oceani è arrivata domenica 5 marzo al termine di una maratona di 48 ore, quando in Italia era da poco passata la mezzanotte. A New York, nel Palazzo di Vetro sede delle Nazioni Unite, dopo 15 anni di negoziati la presidente della Conferenza Rana Lee, visibilmente emozionata, ha annunciato che era stato raggiunto l’accordo fra gli Stati membri dell’Onu, che hanno sottoscritto il primo trattato globale sulla protezione degli oceani.

Il trattato si articola in tre punti, che costituiscono tre impegni precisi. Da oggi al 2030 il 30 per cento delle acque di alto mare deve essere tutelato. Una quota che, per capirci, corrisponde ai due terzi degli oceani, che a sua volta corrisponde a quasi la metà dell’intero pianeta. È stato quindi deciso di istituire zone marine protette, vengono stanziati fondi maggiori per la conservazione dell’ambiente marino e viene disciplinato l’accesso e l’utilizzo delle sue risorse. Inoltre d’ora in avanti anche per l’alto mare si terrà periodicamente una COP, ossia una conferenza delle parti alla stregua di quella sul clima, per discutere di biodiversità e governance.

Per capire di cosa si tratta è necessario partire da alcuni fatti oggettivi.

Primo: gli oceani producono la metà dell’ossigeno che gli esseri umani respirano.

Secondo: gli oceani rappresentano il 95 per cento della biosfera della Terra.

Terzo: gli oceani assorbono CO2 e quindi frenano il riscaldamento climatico.

Quarto: gli oceani sono oggi sotto minaccia da parte dell’inquinamento, dell’acidificazione delle acque e dalla pesca eccessiva.

Finora le normative avevano riguardato unicamente le coste e quelle parti di mare che fanno capo alle giurisdizioni nazionali. Tutto ciò che andava oltre le 200 miglia marine – quello che si definisce alto mare e che rappresenta, con i suoi milioni di specie viventi, il più grande habitat naturale che abbiamo – non era mai stato regolato da un accordo. Che, dopo quando avvenuto a New York, dimostra come sia possibile far prevalere il principio della fondamentale importanza della protezione dell’ambiente sulla geopolitica, considerato che l’intesa ha visto concordi Stati Uniti, Cina ed Europa.

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