Sostenibilità

Adattamento ai cambiamenti climatici. La crisi di una nuova epoca

Nei giorni scorsi la Società italiana di medicina ambientale ha suggerito otto regole per sprecare meno acqua potabile. Otto regole che riguardano le cattive abitudini che abbiamo. Gli italiani, dice Sima, consumano una media quotidiana di 245 litri di acqua a testa. Un numero che, letto così, potrebbe sembrare esagerato, ma gli esempi pratici che vengono presentati lo rende molto veritiero: lavarsi i denti lasciando il rubinetto aperto fa consumare 30 litri d’acqua, una doccia vale 50 litri, un bagno nella vasca 150 litri, lavare la macchina in media altri 100.

 

I suggerimenti sono più o meno gli stessi che in questi mesi di emergenza a causa dell’assenza di precipitazioni stanno divulgando le amministrazioni pubbliche e i gestori della rete idrica: il buon senso unito alle buone abitudini. Vale a dire preferire la doccia alla vasca da bagno, accorciando i tempi di lavaggio e chiudendo il rubinetto mentre ci si insapona; non lasciare aperto il rubinetto mentre ci si lava denti, viso e mani o mentre ci si rade; installare rubinetti frangigetto; far andare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico; avere lo sciacquone del water con doppio pulsante di erogazione; fare attenzione a contatore e bollette per tenere sotto controllo eventuali perdite.

Tutti consigli che, a dire il vero, dovrebbero valere sempre, indipendentemente dalla siccità e dalla grave crisi idrica che quest’estate sta mettendo in grave difficoltà l’Italia e che ha indotto il Governo ha decretato per alcune regioni (soprattutto del nord e del centro) lo stato di emergenza fino al 31 dicembre prossimo.

Non trattandosi di un problema esclusivamente italiano ma globale (leggi: cambiamento climatico), è sufficiente fare un giro fra le maggiori testate internazionali per comprendere l’urgenza di cambiare le nostre abitudini. Giorni fa Riccardo Luna su “la Repubblica” raccontava che in Germania c’è un acceso dibattito aperto da un ministro che afferma la necessità di ridurre il tempo medio della doccia da 11 a 5 minuti. E che “The New York Times” ha recentemente aperto la sua prima pagina avvisando i lettori su un’accelerazione verso l’apocalisse. E ancora, che alla finale fra i migliori progetti degli istituti tecnici superiori è stata presentata una app che ti avvisa quando stai esagerando con la doccia.

Ma come è stato accolta in Germania la discussione? Scrive Luna: “Qualcuno si è offeso: come si permette il governo di dirmi quanto deve durare la mia doccia? E infatti non ci dovrebbe essere bisogno del governo, dovremmo da soli renderci conto degli effetti del riscaldamento climatico e dei danni di un modello di sviluppo che partiva dal presupposto che le risorse fossero abbondanti, quasi infinite. Beh, l’acqua non lo è, lo vediamo soprattutto in Italia con i fiumi in secca; e neanche il gas per riscaldarla. Non si tratta di non farsi la doccia ma di farne una più breve”. Diventando consapevoli che viviamo in una nuova epoca, quella dell’adattamento ai cambiamenti climatici. E che le nostre comode abitudini vanno cambiate.

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