Sostenibilità

Morire di inquinamento ambientale

Il nuovo rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente stima a 630mila i decessi causati da smog e cambiamento climatico.
E il Covid-19 ha mostrato la necessità di accelerare sul rapporto ambiente-salute

La notizia è di quelle che lasciano l’amaro in bocca. Circa 630mila decessi l’anno nell’Unione europea e nel Regno Unito sono causati da fattori ambientali. Che tradotto significa il 13 per cento del totale dei morti. Ad affermarlo è una fonte autorevole, l’Agenzia europea per l’ambiente, che nei giorni scorsi ha presentato il proprio rapporto annuale su salute e variabili socio-ambientali. Il numero salta immediatamente all’occhio, le cause pure: smog e cambiamento climatico, che significano principalmente cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie. “Decessi – sostiene l’Agenzia – che potrebbero essere prevenuti se si eliminano i rischi ambientali dannosi per la salute”. 

Pesante il focus che il rapporto dedica alla Pianura padana, che ancora una volta si conferma una delle aree più inquinate di tutta Europa, con punte dannosissime di PM2,5 e di biossido di azoto, alimentando negativamente le percentuali di morti nel nostro Paese, dove più del 12 per cento del totale si ammala di inquinamento ambientale. La Danimarca e la Svezia sono al 10 per cento, la Romania al 19. Il particolato, da solo, nel 2018 in Europa ha causato 379mila morti.

Il rapporto spiega come siano le persone più povere ad essere esposte “in modo sproporzionato” all’inquinamento e alle condizioni meteorologiche estreme: “Ciò è correlato al luogo in cui vivono, lavorano e vanno a scuola, spesso nelle aree socialmente svantaggiate e nei quartieri periferici”.

Le soluzioni? C’è una sola strada, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente. Ridurre la circolazione delle auto, diminuire il consumo di carne e cancellare i sussidi per i combustibili fossili. A cui si aggiunge la necessità di sfruttare gli spazi verdi, che dovrebbero diventare non solo luoghi di attività fisica e di riposo, ma anche di integrazione sociale. 

Il rapporto non poteva non soffermarsi ad analizzare l’attuale epidemia da Covid-19 in atto. Una crisi sanitaria che ha mostrato come sia necessario spingere sull’acceleratore del binomio ambiente-salute. L’Agenzia parla di “prime evidenze” di correlazione fra l’alta mortalità da coronavirus, inquinamento atmosferico e povertà, ma serviranno nuove ricerche per approfondire gli studi effettuati in questi mesi. Di sicuro c’è che “l’emergenza di agenti patogeni zoonitici è correlata al deterioramento dell’ambiente e alle interazioni tra uomo e animali nel sistema alimentare”.

Una buona notizia, fra tanti dati preoccupanti, però c’è. L’acqua del vecchio continente se la cava molto bene. Oltre l’85 per cento delle acque di balneazione è considerata eccellente, mentre il 74 per cento di quella potabile nelle aree sotterranee è in un buon stato chimico.

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