Il danno della Guerra sull’ambiente
Il prezzo più alto di una guerra, di tutte le guerre, è quello che pagano uomini, donne e bambini. Con la loro vita. Ma dietro ogni conflitto c’è un altro costo nel quale, nell’immediato e concentrati su aspetti più urgenti, siamo tutti coinvolti. È il danno ambientale. Che in Ucraina è già particolarmente elevato. Da una parte la minaccia nucleare, dall’altra una lunga lista di cosiddetti “danni collaterali” che vanno a pesare sul presente e sul futuro del nostro Pianeta, già sull’orlo del baratro prima del 24 febbraio scorso.
Partiamo dalle foreste. Si stima che undici milioni di ettari di foreste (il 15 per cento del territorio dell’Ucraina) siano a rischio: incendi, disboscamenti incontrollati, la perdita di ogni politica di gestione e conservazione. La biodiversità è a rischio. Lo sono (come riporta la Repubblica ) anche le faggete primordiali di Uholka Skyrokyj Luh, area protetta dei Carpazi. Senza dimenticare la potenziale esportazione illegale e la contaminazione radioattiva che ogni conflitto produce su quello che viene definito “legname di guerra”.
Capitolo miniere. Sono una delle grandi ricchezze di questa nazione. Solo nel Donbass, dove si continua a combattere dal 2014, se ne contano ventidue. Perché una miniera abbandonata diventa pericolosa per l’ambiente? Perché si riempie d’acqua e quell’acqua contaminata a radioattiva finisce nelle falde. Tra le miniere abbandonate dopo l’invasione russa c’è quella di Yunkom, dove si estrae carbone e dove, soprattutto, negli anni Settanta l’allora Unione Sovietica eseguiva test nucleari. Senza dimenticare che in Ucraina, oltre a quella di Chernobyl, c’è la più grande e potente centrale nucleare d’Europa: Zaporizhzhia. In caso di fuga di radiazioni, nessuno sulla Terra potrebbe ritenersi al sicuro.
Anche bombardamenti, esplosioni e crolli di case e palazzi creano un danno fortissimo all’ambiente. Bombe e missili, oltre a causare morte e distruzione, sollevano grandi quantità di polveri sottili in un territorio, quello ucraino, che già prima della guerra aveva una qualità dell’aria pessima.
Non da ultimo l’inquinamento causato dagli eserciti e dai mezzi militari. Più volte in questi mesi è stato riportato dai media specializzati che un solo carro armato Abrams M1 (utilizzato dagli Usa) consuma 45 litri di carburante ogni 100 chilometri, emettendo oltre 1.100 chilogrammi di CO2.