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Gli alberi raccontati ai bambini

“Tutti noi dovremmo piantare un albero, un giorno; è un modo per avere un amico silenzioso, fedele e protettivo”. Ne è convinto lo scrittore, poeta e saggista marocchino Tahar Ben Jelloun, appassionato di alberi fino da quando era un ragazzino che frequentava la scuola media di Tangeri. Un giorno l’insegnante invitò gli studenti a piantare un albero in un bosco fuori città. Lui chiamò la sua piantina Sahbi, “il mio amico”. Era una quercia. E da lì nacque la sua passione silenziosa per gli alberi, fatta di contemplazione e pensieri, parte dei quali è raccolta nel libro “Gli alberi raccontati ai bambini”, pubblicato recentemente in Italia dalla casa editrice La nave di Teseo. 

Un libro che parla ai bambini, ai ragazzi, ai loro genitori e agli insegnanti. Ma anche a tutti coloro che amano gli alberi e la natura. Un libro – illustrato dallo stesso scrittore – che è una passeggiata tra gli alberi che hanno segnato la vita di Tahar Ben Jelloun, autore del best seller mondiale “Il razzismo spiegato a mia figlia”. Un insieme di ricordi, poesie e racconti che insegnano ai più piccoli a saper ascoltare le storie che la natura sa rivelarci. Ma anche a stupirsi della sua presenza e soprattutto a imparare a proteggerla ogni giorno.

Nel suo racconto Ben Jelloun elogia innanzitutto il concetto di lentezza, di cui gli alberi sono un esempio anche per l’uomo: “Gli alberi hanno bisogno di tempo per crescere, svilupparsi e resistere per diversi decenni, o addirittura per un secolo o due, e noi a nostra volta dobbiamo prenderci il nostro tempo. La loro vita è un tributo alla lentezza. Nascere, crescere, difendersi, ammalarsi e morire. Lentamente, sicuramente. L’uomo ha un problema con il tempo. Gli alberi, invece, non ne hanno. Vivono senza fretta, senza fare rumore, senza agitarsi nervosamente”.

Alberi che sanno comportarsi meglio degli esseri umani, come quando si arrampicano verso il cielo per trovare la luce, che è il loro cibo, ma non per questo impediscono al proprio vicino di nutrirsi. Sanno accordarsi fra loro per lasciare a ciascuno la propria luce. Alberi che sanno contare, calcolando dopo quanti giorni caldi arriveranno quelli freschi. “Ma cosa succede – si chiede preoccupato lo scrittore – quando il cambiamento climatico riscalda l’inverno, brucia l’estate, inaridisce o inonda interi mesi del nostro calendario? Come faranno i nostri alberi a sapere quando cadranno le foglie e quando sarà il momento di far crescere nuovi germogli?”.

Ai bambini (e agli adulti) viene raccontato come gli alberi vivano insieme alle loro famiglie, che gli alberi solitari crescono storti. Che gli alberi sanno comunicare fra loro, si avvisano in caso di pericolo e sanno chiedere aiuto utilizzando gli ultrasuoni. Alberi che sono custodi del nostro sonno, della nostra salute e del nostro respiro. Ma noi siamo all’altezza di questo dono?

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